Viaggio interiore alla scoperta di noi stessi
Da sempre viaggiare per me è una metafora per indicare un viaggio interiore alla ricerca della nostra reale dimensione, quella dell’anima, che ci accompagna lungo ogni percorso; un viaggio di apprendimento esperienziale.
Questo articolo nasce da una riflessione fatta dopo aver letto un’e-mail di una mia lettrice, una delle più belle in assoluto e con questo post voglio anche ringraziarla perché mi è stata di profonda ispirazione.
Tutti da bambini crediamo nelle favole ed in un mondo meraviglioso, prima che fattori culturali, familiari ed educativi subentrino a plasmarci e a trasformarci in esseri ‘grandi e maturi’, come ci consideriamo da una certa età in poi.
Dovremmo ricordare che dentro ogni essere umano c’è innanzitutto uno spirito, un’energia, una forza che cresce con la fanciullezza, l’adolescenza e la giovinezza e che va categoricamente indirizzata verso valori morali profondi, altamente etici e costruttivi, che non sfugga di mano e si proietti verso il distruttivo.
Sono sempre stata convinta che gli esseri umani stiano sulla terra per compiere una missione, qualunque, purché una missione di bene, che soddisfi, appaghi e plachi quei vuoti che abbiamo dentro, meglio di qualunque forma di consumismo o di materialismo.
Probabilmente questo concetto nasce dentro di noi nel momento stesso in cui veniamo concepiti. Poi, fuorviati dalle circostanze, perdiamo di vista questo obiettivo e, travolti dalla scelta più facile e dalla cultura del consumismo e del materialismo più sfrenato, ci adagiamo a pensare che la vita vada misurata solo ed esclusivamente in funzione del ‘dio denaro’.
Sappiamo benissimo che tutto ciò è una menzogna, che è un enorme alibi in cui molti di noi si rifugiano perché hanno paura di crescere, paura di scegliere, paura di impegnarsi ad essere costruttivi. Così preferiscono cedere, per esempio, alle lusinghe di un lavoro tranquillo e sicuro, anche se lo detestano, dando seguito a tutti i falsi atteggiamenti di circostanza, anche se si sentono profondamente insoddisfatti e vuoti dentro.
Ho visto persone rinunciare ai propri talenti perché credere in loro stessi, nelle proprie potenzialità, faceva loro paura o, semplicemente, hanno quel tipico atteggiamento negativo che li porta a credere che solo alcuni riescano, che si tratti di stupide utopie e che quindi si faccia bene ad accontentarsi di una ‘vita normale’.
Mi rendo conto che non è sempre facile, che a volte si è costretti per necessità, anche a me è successo: mi sono fatta sedurre dal bisogno di sicurezza, quello che inevitabilmente a una certa età fa capolino e ti dice di metterti a posto. Ma poi i nostri desideri, sogni, ambizioni, vengono inevitabilmente fuori e cominciano a reclamare attenzione e allora diventa necessario fare delle scelte e io non voglio condannarne nessuna.
Lo scopo di questo articolo è semplicemente quello di ispirare qualcuno che, come me, si è ritrovato ad affrontare il proprio ego, con tutte le sue mille sfaccettature, dubbi, crisi esistenziali, insoddisfazioni.
C’è una bella differenza fra lavorare per sopravvivere e sopravvivere per lavorare.
Ho sempre cercato di coltivare l’energia dirompente che deriva dalle mie passioni sin da quando ero bambina, ho cercato di tradurla in azioni quotidiane e in scelte di vita e questa è stata la mia guida, quella che mi ha spesso permesso di capire in che direzione puntasse l’ago della bussola.
In questi anni ho capito che le persone più buone, più felici, sono quelle che hanno trovato la loro missione. Quest’energia benefica li pervade e riempie d’amore, di gioia, al punto che possono esternarla e manifestarla con atti di bontà ed umanità che a volte ci sorprendono.
Sono a posto con loro stesse, non hanno rimpianti e si godono il presente con gioia e attendono il futuro con fiducia, senza sentirsi afflitti dal tempo che sfugge loro, ne sono diventati i padroni.
Dimenticare che abbiamo una missione significa soffocare quell’energia che c’è dentro di noi e generare mostri di indifferenza, noia, frustrazione. Tutti dovremmo provare un attimo a fermarci e a interrogarci su quale sia la nostra missione nella vita: che cosa stiamo facendo di veramente appagante e di cui possiamo andare realmente fieri?
Proviamo a ricordarci com’eravamo da bambini, cosa ci piaceva fare, quali fossero le nostre passioni. Fermiamoci un po’ a meditare, a pensare; cerchiamo di rammentare quello in cui credevamo e a rispolverare i nostri sogni chiusi in un cassetto per cercare un po’ di felicità dentro di noi, smettendo di attribuire agli altri i nostri insuccessi e fallimenti, costringendo inconsapevolmente le persone a riempire i nostri vuoti interiori.
Non posso fare a meno di pensare ai giovani di questa epoca, schiacciati sotto una morsa di pessimismo e negatività. Già frustrati dalle ”sagge esperienze di vita” degli adulti che spesso annegano la loro gioia di vivere con i loro pessimismi.
Dovremmo cercare di tirare fuori le loro passioni, guidarle e, anzi, farci contagiare dal loro entusiasmo, dovremmo re-imparare proprio da loro.
La vita è un percorso, un viaggio interiore dentro di noi, alla scoperta di chi siamo realmente, di cosa ci anima e in che modo possiamo contribuire su questo pianeta. Dovremmo imparare a credere di più in noi, nei nostri doni, nelle nostre potenzialità, imparare ad ascoltare i segnali che ci manda il nostro corpo, – perché i malesseri interiori ci corrodono, – lottare per la nostra libertà interiore.
Non è facile, lo so.
Non è un’illusione, però.
L’illusione è credere che si possa ancora andare avanti lasciando tutto inalterato, nella certezza che tanto non può succedere nulla di peggio.
La missione più importante è essere, prima di avere, perché quest’ultimo arriva in automatico.
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- October 6, 2015
- 4 Comments
- riflessioni
Federica
Gennaio 27, 2017Proprio vero! Adoro viaggiare! Partirei sempre !!
www.federicaferraro.com
Eliana Lazzareschi Belloni
Gennaio 27, 2017:)