Trekking sui Sibillini: un viaggio a cuore aperto
A metà giugno ho partecipato a #instatrekkingsibillini3, un trekking sui Sibillini.
L’iniziativa nasce da un’idea di Luca Tombesi e ha lo scopo di promuovere itinerari a piedi tra Umbria e Marche e di mostrare a tutti che è possibile percorrere questi monti (e dunque fare turismo), che sono stati colpiti e feriti dai terremoti di agosto e ottobre 2016.
Durante questo trekking ho sfiorato tre regioni: Umbria, Marche e Lazio.
Ho camminato sotto la pioggia, tra il vento e la nebbia. Ho visto l’arcobaleno e campi sterminati di papaveri e fiori di senape.
Non sono stati solo tre giorni di panorami stupendi, ma anche di storie di coraggio e di emozioni.
In questo articolo vi descrivo tappa per tappa il nostro trekking e vi suggerisco i luoghi dove poter pernottare.
Piana di Castelluccio di Norcia
Giorno 1
Arriviamo a Norcia, città che avevo visitato nel 2016, proprio qualche giorno prima di quel 24 agosto. Della Basilica di San Benedetto oggi rimane solo la facciata puntellata, a terra un cumulo di macerie.
Passeggiamo in Corso Sertorio per prenderci un caffè e, sebbene ci sia pochissima gente in giro, mi rincuora vedere gli esercizi aperti. I titolari delle norcinerie, con il sorriso stampato sulle labbra, ci invitano all’interno dei loro negozi ad assaggiare prodotti tipici.
Partiamo verso le 11,30 e iniziamo a inerpicarci su per i monti. Nel primo tratto ci accompagna una pioggia insistente, ma la vista viene ricompensata da distese verdi di campi coltivati punteggiati di giallo.
Dopo essere usciti dal bosco, proseguiamo su uno sterrato con dei lievi tratti in discesa che ci conduce attraverso dei borghi abbandonati, venuti giù con il terremoto. In quel momento cala il silenzio assoluto fra noi, interrotto solo dal rumore dei nostri piedi che scavalcano le macerie.
Alle 14 arriviamo a Fonte Antica, un agriturismo situato a Campi di Norcia. È qui che trascorreremo la notte e non potevamo augurarci di meglio. La struttura, costruita con criteri antisismici, è immersa totalmente nel verde e nella tranquillità della campagna.
Ci facciamo coccolare dalla calda e gentile ospitalità dei proprietari, i fratelli Angelini Paroli, e dal buon cibo, tutto preparato rigorosamente in casa e a km 0.
Informazioni sul percorso:
Km percorsi: 9
Dislivello: +500 m; -342 m
Giorno 2
Secondo giorno di trekking sui Sibillini. Il tempo è ancora molto variabile: si alternano piogge, sole e arcobaleni.
Nonostante il maltempo, percorrere questi monti si rivela un toccasana. Adoro stare in mezzo alla natura e mi mancava camminare per tanti chilometri.
Sotto di noi si srotolano i dolci pendii dei monti e fra le nubi basse avvistiamo la piana di Castelluccio di Norcia.
Maciniamo chilometri in mezzo alla faggeta e poi da lontano inizia a rendersi nitido il profilo di Castelluccio di Norcia, anzi di quello che ne rimane. Nel vederla ridotta ancora a un cumulo di macerie un pesante senso di tristezza mi pervade e si annida nel mio animo.
Ph: Aivenn
Nuvoloni grigi si sono addensati nel cielo, così decidiamo di fermarci a mangiare qualcosa per evitare il temporale. Scegliamo Il Guerrin Meschino. Del vecchio ristorante oggi rimane solo una veranda esterna e la cucina ora è un furgone da ristorazione ambulante. Luigi, il proprietario ci racconta la sua storia: con il terremoto ha perso il b&b che aveva nel centro storico e del suo vecchio agriturismo è agibile solo questa veranda. Eppure nei suoi occhi colgo lo sfolgorio della tenacia, della speranza e della forza d’animo tipica di chi crede nella ripartenza del luogo in cui ha scelto di rimanere. Ha molti progetti per il futuro e non ha intenzione di arrendersi allo sconforto.
E come lui ci sono anche altre persone che stanno lottando per vincere quel senso di desolazione.
Se prima la bellezza di questo borgo era nella sua urbanistica e architettura, ora sta nelle persone incredibili e inarrestiabili.
È uscito di nuovo il sole e dopo pranzo riprendiamo il cammino nel Pian Grande di Castelluccio, una vallata incastonata tra i dolci declivi dei Sibillini, punteggiata di papaveri, lenticchie e fiori di senape.
Arriviamo al rifugio Belvedere in serata e i proprietari ci accolgono con tè caldo, dolci e marmellate di ogni gusto fatte in casa. Mi colpisce l’energia di Chiara che, nonostante sia al nono mese di gravidanza, è lì a cucinare per noi. “È la passione per ciò che faccio che mi dà la forza”, afferma.
E poi c’è Stefano, un marchigiano di Arquata del Tronto che ha perso il suo panificio durante il terremoto ma non la speranza.
Trascorriamo la serata appollaiati sulle panche di legno ad ascoltare i suoi racconti.
Informazioni sul percorso:
Km percorsi: 23,5
Dislivello: +1500 m; -740 m
Giorno 3
La nostra giornata inizia alle 6. Il rifugio è completamente avvolto da banchi di nebbia che non accennano a dissolversi. Le temperature sono inaspettatamente pungenti, contro ogni previsione.
Stefano ci prepara la colazione e ci allieta con qualche nuovo racconto.
Attendiamo prima di ripartire ma il tempo non migliora. Nonostante ciò, dopo aver salutato Stefano, ci mettiamo in cammino in direzione Accumoli, la nostra ultima tappa.
Percorriamo 19,6 km (gran parte nella nebbia) con 1.300 m di dislivello in discesa e 500 m. in salita. Proprio a causa di queste condizioni meteorologiche non riusciamo a vedere i Pantani di Accumoli, dei laghetti in una conca incastonata fra le montagne.
Raggiungiamo Accumoli alle 13,00 e il nostro cammino termina nell’area SAE, nella nuova piazza del paese.
Riflessioni finali:
Cosa dire al termine di questa esperienza?
Dopo due anni la dimensione del disastro è ancora visibile e non lascia certo indifferenti. Credevo che sarei tornata a casa con tante foto, invece mi ritrovo con un bagaglio più grande e più prezioso: aver incontrato persone che il terremoto l’hanno vissuto e me lo hanno raccontato con le loro parole e sorrisi, sì sorrisi. Ho visto con i miei occhi il loro coraggio, la loro voglia di ripartire, la loro speranza.
Stefano ci ha detto: “Sono grato al terremoto perché mi ha cambiato e mi ha svelato quanto bella sia la solidarietà. Per viverla però devi perdere tutto, devi perdere tutto per capire che per sopravvivere non ti serve nulla, meno di quello che avete nei vostri zaini ora”.
Ho avuto i brividi ascoltando queste parole e mi sono chiesta: “Come si fa a trovare il coraggio di reagire quando perdi la casa, il lavoro e i tuoi progetti di vita? Come fai a nutrire speranze quando lo Stato non ti supporta? Come fai a sopravvivere alle promesse disattese?”
Mi sono sentita tremendamente impotente e mi sono domandata: come si possono aiutare queste persone?
Al termine di questo trekking di tre giorni ho trovato la risposta.
Non bisogna dimenticare. Non si può pensare a questi luoghi solo quando fanno notizia.
Veniamo qui e facciamo turismo. È l’unico modo per dare una mano a chi faticosamente cerca di tornare alla normalità, che con una forza spaventosa desiderano ripartire e riportare luce a questi luoghi.
Veniamo qui, parliamo di questi luoghi, raccontiamo le loro storie, non dimentichiamoci di loro. Hanno bisogno di noi.
Ringrazio Luca Marcantonelli, la nostra guida, per tutte le informazioni sul percorso. I tracciati sono disponibili sull’app Wiew Ranger.
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- June 27, 2018
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