Civita di Bagnoregio, la ‘città che muore’
Sospesa su una rupe che si apre su una vallata vuota e silenziosa, Civita di Bagnoregio è un agglomerato di poche casette accoccolate su una roccia tufacea. Abitanti ne sono rimasti sei, dieci al massimo.
Oggi è una frazione del comune di Bagnoregio, in provincia di Viterbo ed è uno dei borghi più belli d’Italia e candidata per diventare patrimonio dell’umanità UNESCO. Immersa nella Tuscia viterbese, si trova al confine con l’Umbria, a pochi km da Orvieto.
È raggiungibile per mezzo di un ponte in cemento che può essere percorso soltanto a piedi, mentre il vento soffia dalla valle dei calanchi e s’insinua fra radi cespugli di rovi, ginestre e arbusti selvatici che in primavera ricoprono le creste argillose. Si sa, il fenomeno geomorfologico tipico di questa area impedisce una florida e rigogliosa vegetazione.
Gli Etruschi, e dopo di loro i Romani, avevano costruito opere di canalizzazione delle acque piovane e di contenimento dei torrenti, nel tentativo di proteggere il centro dalla sismicità del territorio e dai vari smottamenti. La cittadina ha subìto un lento spopolamento in seguito al terribile terremoto nel 1695, che provocò l’inevitabile crollo di porzioni del borgo, gettandolo in un triste e inesorabile isolamento, privandolo di vie d’accesso al quartiere Rota, oggi l’attuale Bagnoregio.
Il ‘Ponte a sonagli’ è una passerella pedonale con scope di bambù con la saggina rivolta verso l’alto, a cui sono appesi campanellini che suonano al sopraggiungere di ogni alito di vento, dando vita a un canto spontaneo, dolce, delicato.
Questi suoni vogliono essere di buon auspicio e servono per catturare vibrazioni positive di cui questo borgo ha bisogno.
Arrivati ai piedi dello sperone su cui si erge il borgo, la roccia appare nuda, levigata ed erosa dagli agenti atmosferici. La cittadella medievale si erge con tutta la sua fierezza e fragilità dall’alto della collina che la ospita, ti osserva, ti rapisce mentre continui a percorrere il ponte.
Ti addentri nei vicoli pittoreschi, ammiri i davanzali interamente ricoperti di ciclamini, gerani e violette, le pareti di tufo decadenti e rivestite di muschio, aspiri quell’odore di umido, che sa di cantina, a me è sempre piaciuto. Poi arrivi alla chiesetta di San Donato che si affaccia sulla piazza principale e decidi di entrare per aspirare un po’ di quell’odore di incenso, di cera, di pace.
Le ombre del giorno si allungano sul borgo di colore rossiccio, conferendogli quell’aspetto magico, triste, imperturbabile, nonostante l’erosione che avanza, le frane che aumentano e che rischiano di risucchiare Civita. È la città che muore, si addormenta nel silenzio delle sue giornate, nell’imbattibile orgoglio dei suoi ultimi abitanti, che ogni giorno rinunciano alle comodità e ai comfort dei nuovi centri urbani, che sopravvivono di prodotti locali, di una bellezza antica e rustica che si respira sui loro volti, nelle loro abitudini.
Se desiderate fare una gita in questo luogo meraviglioso, il ticket per l’ingresso alla cittadella costa €1,50, ma se doveste decidere per un weekend, chiedete direttamente alla struttura presso cui alloggerete se il costo del pernottamento include anche un ticket gratuito.
Qui il link del comune per informazioni utili.
Ad agosto si tiene La Notte Bianca, organizzata dal Tuscia in Jazz Festival. Se siete interessati, ecco il sito ufficiale del festival.
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- June 17, 2015
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- tuscia
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