Celleno, il borgo fantasma nella Tuscia


Celleno, il borgo fantasma, così lo chiamano, ma anche “la città perduta”, “il paese abbandonato” della Tuscia.

Tutte queste definizioni fanno presagire e anticipano l’atmosfera arcana in cui è immerso, il suo fascino spettrale, che lo rendono un muto testimone del passato.

L’ho scoperto partecipando a un instameet organizzato da Igers Viterbo, la local community di Igers Italia, che si occupa di promozione del territorio grazie al social network Instagram.

Celleno è scenograficamente abbarbicato su un poggio tufaceo che subisce una progressiva e lenta erosione, lo stesso triste destino di quella su cui poggia Civita di Bagnoregio, “la città che muore”.

Cosa vedere a Celleno:

Si accede al borgo percorrendo un ponte (Via del Ponte) che conduce a una porta d’ingresso. Non appena si oltrepassa l’arco, si entra in una piccola piazzetta, piazza del Mercato, su cui si affacciano la chiesa romanica di San Donato (ormai sconsacrata), la chiesa di San Carlo (con il tetto crollato) e il castello Orsini.

 

Celleno, borgo fantasma

 

piazza di Celleno

 

All’interno della chiesa di San Carlo sono ancora visibili gli stucchi barocchi delle decorazioni pittoriche. Di fianco si trova il campanile con un orologio senza numeri.

La visita del borgo richiede una ventina di minuti, forse meno, ma il mio consiglio è di gustarsi questo paese con calma e in solitudine, per assaporarne completamente la magia.

 

orologio senza numeri

campanile con orologio senza numeri

 

A Celleno, il borgo fantasma, regna il silenzio e lungo le pareti degli edifici parzialmente crollati si arrampicano le piante, selvagge. Non c’è nessuno a domarle.

Gli interni sono sventrati e le finestre vuote si aprono sul cielo, su quelle vallate punteggiate di borghi.

Sembra di entrare in un rudere antico che conturba e conduce dolcemente i visitatori in un’altra dimensione. Il tempo si è cristallizzato al momento di quel terremoto che decretò l’abbandono definitivo del borgo alla fine dell’800. Prima di allora, Celleno aveva subìto uno spopolamento a causa di gravi epidemie e dei cedimenti della rupe (dovuti alla friabilità della roccia).

 

rovine di Celleno

 

rovine di Celleno

Perché visitare Celleno?

È uno di quei luoghi in cui a parlare sono le pietre e il silenzio.
Narrano di tempi ormai andati, scanditi dal rintocco delle stagioni e dai passi di visitatori curiosi.

Ecco perché lo chiamano il borgo fantasma. Aleggiano atmosfere suggestive e sospese nel tempo.
È ormai disabitato, ma la sua posizione privilegiata lo rende un balcone su vallate verdi su cui si affaccia timidamente la primavera.

 

Scorci di Celleno

 

Mi ha letteralmente conquistata perché racchiude ciò che cerco nei luoghi che mi piace esplorare: quiete, pochissimi turisti, scorci di una bellezza sorprendente.

E si trova incastonato in una parte di Tuscia che non conoscevo ancora, quella che si estende lungo i territori della Teverina.

Dalla piazzetta si ramificano delle viuzze, arterie dell’antico centro storico di Celleno. Da qui si aprono i panorami sulla vallata.

 

panorami di Celleno

 

Una tappa imperdibile se siete diretti a Civita di Bagnoregio, ma anche solo se siete a caccia di luoghi sconosciuti e meno blasonati rispetto ai classici itinerari della Tuscia.

Altri borghi della zona della Teverina che vi consiglio di visitare nelle vicinanze sono: Civitella D’Agliano con il Giardino della Serpara e Castiglione in Teverina

 

Il triste destino di Celleno: un po’ di storia. 

Celleno in antichità fu un’importante centro di collegamento perché si trovava lungo l’asse che collegava Volsini (Orvieto) e Ferento. Fu costruita come città fortezza, lo testimonia tuttora il castello, ben conservato, con il fossato, la cinta muraria e gli antichi ponti d’accesso.

Celleno non ebbe certo un destino felice. Durante il presidio dei Romani fu spesso teatro di saccheggi da parte dei Goti e dei Longobardi. Nel 774 d.C. Carlo Magno sconfisse definitivamente i Longobardi e riconsegnò Celleno alla Chiesa.

Pochi anni più tardi venne travolta nelle lotte tra Guelfi e Ghibellini, nella contesa che vedeva opposte Orvieto e Viterbo.

Nel 1696 fu devastata da un terremoto. Fu allora che iniziarono i lavori di costruzione di un nuovo centro abitato che portarono all’isolamento di Celleno Vecchia.

Nel 1789 Celleno perse più di 100 uomini in una battaglia durante la dominazione francese.

Tra il 1832 e il 1833 ci fu una grave epidemia che martorizzò gli abitanti del borgo.

Nel 1855 ci fu un altro terremoto, seguito da ben 54 scosse che convinsero gli ultimi abitanti a spostarsi nella località Le Poggette, dove ora si trova Celleno Nuova.

 

scorci di Celleno

 

scorci di Celleno

 

Curiosità su Celleno:

Il toponimo “Celleno” ha origini antichissime, che risalgono ai tempi degli etruschi e dei greci. Secondo lo storico greco, Dionigi di Alicarnasso, Celleno fu fondata da Italo, discendente di Enotro, in memoria di sua figlia Cilenia.

Una seconda teoria attribuisce l’origine di questo nome alla mitologia greca. Celeno era infatti un’arpia, figlia di Taumante ed Elettra. Il simbolo di un’arpia è infatti presente nello stemma del paese.

Una terza teoria sembra affermare che il toponimo “Celleno” derivi dalla parola “cella“, intesa come cavità (cellae latine), poiché il territorio ne presenta molte e originariamente furono i primi insediamenti abitativi dell’area. A valle sono stati infatti ritrovati dei manufatti etruschi che testimoniamo l’esistenza in loco di abitazioni.

 

 

 

 

 


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Eliana Lazzareschi Belloni
About me

Web content writer, viaggiatrice, social media manager. Viaggio con il corpo, la mente e lo spirito. Adoro la natura, i suoi colori e i suoi profumi. Mi piace leggere, ascoltare e immaginare.

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2 Comments

Anna Bernasconi Art
Reply Maggio 28, 2018

Ci sono addirittura dei libri sui "borghi fantasma", sono veramente tanti e sono così belli che sembra folle che siano stati abbandonati! Anche se a volte sono motivazioni di pericolosità e non solo di scomodità che hanno portato la gente a vivere altrove.
Grazie di aver raccontato anche questo!

    Eliana Lazzareschi Belloni
    Reply Maggio 28, 2018

    Hai ragione Anna: sono davvero affascinanti!
    Sì, qui nella Tuscia ce ne sono tanti di casi in cui le rupi tufacee, su cui sono stati costruiti i borghi, col tempo si sono rivelate pericolose.

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