Trasferirsi a Pechino? Scopri se fa per te.


La città pullula di studenti provenienti da tutto il mondo per perfezionare la lingua cinese, di professionisti alla prima esperienza lavorativa o in cerca di un impiego, di manager inviati da società straniere, di raminghi di passaggio pieni di magnifiche e bizzarre storie. Questa metropoli attrae sogni e forza lavoro da tutto il pianeta. Ingegneri, architetti, insegnanti d’inglese qualificati e non.

In questi tempi di crisi la Cina, la seconda potenza economica del mondo, sembra prospettare carriere importanti. Magari ci state facendo un pensierino, ma siete davvero sicuri che trasferirsi a Pechino sia la scelta giusta?

Analizziamo insieme alcuni aspetti che spero possano essere degli spunti di riflessione.

cinesi in bicicletta

3 TIPI DI STRANIERI IN CINA:

C’è chi giunge perché attratto da rosee prospettive di lavoro o da una vita più agiata (della serie: io sono occidentale, mi pagano di più, mi costa tutto meno e faccio il signore) e c’è chi arriva con tutti i buoni propositi di studio e finisce inevitabilmente col farsi risucchiare dalla vita mondana. Nel corso della mia permanenza nella metropoli, ho delineato tre profili:

1) Quelli che per tutta la durata del loro soggiorno continuano imperterriti ad atteggiarsi da turisti. Si spostano solo in taxi, snocciolano a memoria tutte le discoteche della città presenti sulla Lonely Planet, consumano i pasti in ristoranti con cucina occidentale e non perdono occasione per sciorinare le loro continue lamentele.

Se siete questo tipo di persona, lasciate perdere. Non lo dico con cattiveria, ma se avete grosse difficoltà d’inserimento, rischiereste di trasformare un’esperienza del genere in un incubo per voi stessi e non ne ricavereste grandi benefici, eccetto il divertimento, ovviamente. Ma per quello non c’è bisogno che andiate fino in Cina. 

2) I sinologi che hanno una citazione di Confucio per ogni situazione o circostanza, che parlano il cinese fluentemente con una pronuncia tonale impeccabile, tanto da farti vergognare di conoscere solo 5.000 caratteri e di essere a Pechino da pochi mesi. Loro sono già lì da anni.

3) Tutti gli altri.

 

UN BREVE RITRATTO DELLA CITTÀ:

Pechino per me si è rivelata per molti aspetti ben lontana dalle aspettative che mi ero costruita durante i miei anni di studio all’università. Una città piena di contrasti, che ho imparato ad odiare e ad amare allo stesso tempo.

Una città che al mio arrivo mi ha stordita, confusa, atterrita con il suo caos, con i suoi palazzi moderni, con la sua fiumana di cinesi, ovunque, a qualsiasi ora del giorno e della notte. Tante persone tutte insieme non le avevo mai viste prima di allora. E tutte quelle presenze umane spesso mi hanno fatta sentire una piccola formica.

Riuscite a immaginare una ragazza di campagna improvvisamente catapultata nella realtà di una metropoli di diciannove milioni di abitanti? Terrificante.

cinesi che passeggiano

vista dalla metro di Wudaokou

Palazzi austeri in stile sovietico addensati lungo le strisce nere dell’asfalto che attraversano la città, sotto un cielo che è una piatta tela grigia. Nulla rimanda col pensiero all’antica Cina, se non quei tetti ricurvi, verniciati di rosso e verde, che fanno da cappello ad alcuni edifici moderni.

Le strade sono invase da carretti, biciclette, motorini, auto con motori scarburati. Un susseguirsi di clacson, grida – e quanto gridano i cinesi – e altri trambusti tipici della città.  

trasporto di materiali in bicicletta

carretti di frutta agli incroci

Ho conosciuto una Pechino schiacciata dalla desolante sensazione di progresso mista a ricchezza e povertà, una città ormai asservita a un’economia moderna, suddita. Qui le giornate sono febbrilmente scandite a colpi di ruspa e gru sempre in movimento, a spazzare via i vecchi edifici cinesi.

 

ASPETTI POSITIVI:

Trasferirsi a Pechino non è per tutti. È stato qui che ho scoperto di avere una sorprendente capacità di adattamento, di possedere una natura camaleontica. Sono riuscita a ricreare il mio microcosmo, con tutte le mie piacevoli abitudini e ne ho aggiunte di nuove, più asiatiche. Come sfilarmi le scarpe prima di entrare in casa, spostarmi in bicicletta e cenare alle sei di sera, sette al massimo.

Sono riuscita a cogliere il bello nel volto di una metropoli, dove fortunatamente coesistono ancora realtà ben lontane dai ritmi occidentali. In questa città frenetica ho trovato i miei angoli tranquilli e verdi. Mi sono riempita gli occhi della disarmante semplicità dei commercianti ambulanti. Si spostano instancabilmente fra gli hutong o nelle vie più frequentate trasportando i loro carretti in bicicletta, loro sono quella lancetta che si è fermata nel tempo.

io al parco

Pechino, inoltre, come molte altre città della Cina, vanta un ottimo sistema di infrastrutture per la mobilità. La metro pechinese è molto estesa. Certo, un po’ affollata, ma veloce, efficiente (in un anno non si è mai verificato un guasto), pulita.

In più occasioni mi sono spostata in treno. Sono moderni, veloci, costi contenuti (perché le compagnie sono sovvenzionate dallo Stato) e, soprattutto, sempre in orario.

 

ASPETTO MULTICULTURALE:

E poi per me Pechino è stata anche una finestra sul mondo perché tante persone mi hanno accompagnata in quei dieci mesi, un mix di incontri, un continuo via vai di gente, di storie affascinanti, di sguardi di colori diversi, perché ognuno di loro rifletteva un pezzetto della nazione dalla quale proveniva. Tanti frammenti di culture differenti e lontane fra loro, unite in un’unica città, che hanno colorato di Russia, Spagna, Germania, Stati Uniti, Corea, Indonesia ecc.

Un viaggio alla scoperta di nuovi mondi, pur rimanendo con i piedi sempre nella stessa nazione.

serata in un locale

io con i miei amici

PARTITE SE:

1) volete crescere professionalmente. Qui troverete interessanti opportunità lavorative, ma fate attenzione a tirare fuori le unghie nel caso in cui qualche datore di lavoro cercasse di approfittarsi della situazione. Prima della partenza richiedete sempre se l’azienda vi fornirà un visto lavorativo Z, senza quello sarete costretti a lavorare in nero, a rinnovare continuamente il visto turistico o a cercare sotterfugi attraverso agenzie che cercheranno di spillarvi soldi in cambio del loro aiuto. Attenzione: se vi beccano le pene sono salate.

Non è tutto oro quel che luccica, voglio sfatare questo mito del ‘mi trasferisco a Pechino, trovo lavoro e faccio vita da nababbo’. Il livello di competizione è molto alto, le risorse locali sono facilmente reperibili e molto economiche, quali sono le vostre specializzazioni? 

2) avete un forte spirito di adattamento e siete poco schizzinosi. I cinesi hanno un senso dell’igiene ben differente e lontano dai nostri standard. Inoltre, tenete bene a mente che la lingua cinese, seppur vi consentirà inizialmente di abbattere il muro comunicativo, non vi garantirà di stabilire delle relazioni più profonde con la popolazione, che rimane per certi versi molto indecifrabile e collaborare con loro non è sempre facile.   

3) parlate correttamente inglese o cinese. Se volete cercare lavoro in questa nazione, è indispensabile che conosciate almeno una delle due lingue. Il cinese vi permetterà di rapportarvi con il popolo, ma se non sapete neanche dire ‘Ni hao’ o siete ancora a un livello elementare, potrete affidarvi all’inglese, che sarà sicuramente una skill importante nel vostro curriculum, accompagnata da altre forti competenze perché quella solo non basta. Se anche le conoscenze di questa lingua sono limitate, beh allora l’unico consiglio che mi sento di darvi è di iscrivervi a un corso di cinese (a Pechino ci sono ottime università) e studiare sodo, altrimenti rimanete a casa.

4) avete intenzione di imparare il cinese o di perfezionarlo. È impensabile, secondo me, vivere in un paese senza potere comunicare con i locali, soprattutto se questi non parlano inglese e se tutte le indicazioni stradali o fermate degli autobus sono in cinese. Il desiderio di imparare la lingua del luogo in cui vivrete è un atto di profonda apertura verso quella cultura e, a meno che non decidiate di ghettizzarvi con altri italiani, vi guadagnerete il rispetto e la fiducia dei cinesi.

5) avete una mentalità aperta e siete curiosi. La cultura cinese è molto diversa dalla nostra, ma proprio per questo, se avete un atteggiamento positivo e aperto, vi intrigherà e vi sorprenderà scoprire che, nonostante la Cina abbia una storia millenaria e mantenga uno spirito tradizionalista, il suo popolo è molto più aperto ai cambiamenti di quanto lo siamo noi europei.

6) siete abbastanza tolleranti e non vi lasciate demoralizzare. In Cina imparerete ben presto che non potete tenere sotto controllo tutte le situazioni. Ci saranno momenti in cui non riuscirete a capire cosa vi diranno i cinesi – e vi sentirete irrimediabilmente idioti – o a comprendere cosa stiano facendo e che senso abbiano alcune loro azioni. Un consiglio? Non fatevi troppe domande, ricordatevi sempre che siete in un paese con una cultura completamente diversa dalla nostra e cose per noi assurde, per i cinesi sono del tutto normali. Gioite quindi di ogni momento e ironizzate.

Per chi vuole cambiare vita e trasferirsi a Pechino ci sarebbero ancora tante cose da dire. Concludo questo primo articolo dicendo che, se non siete soliti affidarvi ai luoghi comuni, non posso che incoraggiarvi a partire. Sebbene io alla fine abbia deciso di rientrare in Europa, – per ragioni che spiegherò in un altro post, – ho un ricordo meraviglioso del mio lungo soggiorno in questa città, sensazioni indelebili che mi hanno cambiata interiormente e mi hanno fatta crescere in termini personali e professionali.

Vi posso assicurare che, se andrete con il giusto atteggiamento, farete senz’altro un’esperienza straordinaria (l’avete notato il mio sorriso in tutte le foto?).

 

 

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Eliana Lazzareschi Belloni
About me

Web content writer, viaggiatrice, social media manager. Viaggio con il corpo, la mente e lo spirito. Adoro la natura, i suoi colori e i suoi profumi. Mi piace leggere, ascoltare e immaginare.

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